Lo shiatsu è meditazione.
Lo shiatsu offre numerose tecniche affascinanti per stimolare il flusso del ki. La maggior parte di esse si basa sul fatto che l’operatore, ad esempio, affonda le eminenze dei palmi delle mani o i pollici in un punto del corpo (giapponese: tsubo) e per un certo lasso di tempo tratta questa parte in profondità. Questo affondare e trattare è particolare e costituisce la peculiarità dello shiatsu. Avviene senza sforzo. La persona che cura è aperta e priva di intenzioni, non cerca nulla e non vuole ottenere nulla. Essa è “semplicemente là” e diviene per il ricevente uno specchio, in cui egli ritrova se stesso nella sua esperienza e nella sua reazione al trattamento. Lo shiatsu diventa meditazione.
Nell’assenza di intenzioni si può diffondere una profonda calma in chi tratta e in chi riceve il trattamento. Una calma che per l’effetto dello shiatsu è d’importanza persino maggiore del trattamento dei meridiani. Essa consente un contatto intenso tra i due individui. Da una parte tale contatto è profondo, dall’altra l’assenza d’intenzioni di chi tratta protegge entrambi da un coinvolgimento emozionale.
Possiamo, a ragione, chiamare un simile incontro comunicazione o dialogo, giacché colui che tratta ascolta e risponde. Egli non lavora secondo uno schema prestabilito, ma prende in considerazione il linguaggio del corpo, i colori, l’atmosfera, il gusto della situazione vissuta assieme, le reazioni della persona trattata e favorisce, quindi, una naturale fluidità adattando il trattamento alla situazione individuale. Per meglio dire, il trattamento scorre da sé e la facilità con cui ciò avviene può far sorgere in entrambi gli interessati serenità e gioia.
Fonte: Wilfried Rappenecker, Shiatsu terapia. Manuale pratico Yu Sen. Energia, elementi e meridiani. Ed. Mediterranee.
